PARMA
LA CATTEDRALE di PARMA
L’edificazione
La Cattedrale fu edificata a partire dal 1074 a seguito del terribile incendio che distrusse la precedente basilica paleocristiana.
Da allora è sempre stato simbolo della viva tradizione religiosa della città, ma anche monumentale testimonianza d’arte, che nel corso dei secoli si è arricchita di inestimabili tesori. Qui l’essenzialità della scultura romanica convive con lo sfarzo della pittura rinascimentale, dando vita ad uno dei più suggestivi luoghi di fede dell’Emilia.
La cupola di Correggio
L’Assunzione della Vergine del Correggio è una grandiosa opera prospettica, dove luce, composizione e movimento si fondono in un capolavoro di illusionismo visivo.
Cristo è la figura centrale della cupola affrescata da Correggio dal 1526 al 1530, anche se la vera protagonista della composizione è la Vergine a cui la Cattedrale è dedicata.
Assoluto capolavoro del Rinascimento italiano, la cupola “più bella di tutte” si disvela progressivamente agli occhi del fedele, invitato a compiere un cammino di scoperta e di indagine, partendo dall’ingresso della chiesa. Dal fondo sono infatti visibili i patroni della città affrescati nei pennacchi e mediatori nell’incontro con la divinità.
Nel tamburo della cupola è rivelata una prima parte del soggetto iconografico, il funerale della Vergine, tramite le figure degli apostoli convenuti intorno al suo feretro.
Giunti ai piedi della scalinata si assiste all’episodio centrale della raffigurazione: l’Assunzione di Maria in cielo, trasportata da un turbine di angeli festanti verso il cerchio dei beati. Arrivati sul transetto si scopre un nuovo punto di vista, all’epoca riservato ai soli canonici della Cattedrale.
A spiegazione della violenta torsione del corpo di Maria, vediamo Cristo che, al centro della cupola, scende per incontrare la madre in una posa innovativa e considerata scandalosa dai contemporanei.
Le novità iconografiche della cupola sono accompagnate da una geniale rivisitazione pittorica dei linguaggi dei più importanti maestri rinascimentali. Da Mantegna a Leonardo, da Michelangelo a Raffaello a Tiziano lo stile del Correggio si sostanzia e supera i modelli di riferimento arrivando ad anticipare, nel cielo vorticoso, negli scorci arditi e nel gioco illusionistico gli esiti della pittura barocca.
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Il ciclo affrescato di Lattanzio Gambara
Un imponente ciclo affrescato che accompagna il cammino del fedele lungo tutta la navata centrale: è il racconto dipinto della Vita di Cristo e da episodi tratti dal Vecchio Testamento.
Sia la parete di destra, sia la parete di sinistra sono completamente occupate da affreschi, che seguono una precisa organizzazione tematica. Nei quadri sono raffigurati episodi del Nuovo Testamento, nei sovrarchi si trovano immagini tratte dal Vangelo, mentre nelle lunette sono riportate raffigurazioni di personaggi allegorici. Con questa imponente opera Lattanzio Gambara testimonia la propria formazione presso i Campi, ma anche l’influsso della pittura di Giulio Romano.
Il Cristo in Gloria dell’abside
Affrescato da Gerolamo Mazzola Bedoli, questo affresco restituisce in immagini l’intensità del mistero eucaristico e domina dall’abside l’intera cattedrale.
Al centro della rappresentazione è il Cristo, che mostrando ancora i segni del proprio sacrificio, ascende al cielo tra un tripudio di angeli e santi. La scena è dominata da un’intensa luce celeste e vede raccolti in un’unica composizione i simboli della passione, accompagnando il fedele in un cammino spirituale che procede dalla sofferenza terrena alla gloria divina.
La Deposizione di Benedetto Antelami
È la prima grande opera nota di Benedetto Antelami, ma anche un capolavoro d’arte gotica.
Volendo osservare con attenzione la composizione ci si rende conto della modernità e dell’umanità che l’autore è riuscito a scolpire nel marmo.
La scena ha un forte impatto drammatico: al centro vi è il Cristo, il cui corpo ormai inerme è sostenuto da Giovanni. Alla sinistra della Croce vi sono i centurioni, intenti a giocarsi a dadi le vesti del figlio di Dio. Personalissimo lo stile dell’Antelami, che pur realizzando quest’opera nel 1178 anticipa con notevole lungimiranza alcuni elementi della scultura gotica.
La composizione è simmetrica con al centro la croce che fa da asse di simmetria. La scansione ritmica delle figure di destra come quelle di sinistra ricorda i personaggi dei mosaici bizantini di Ravenna. Il ritmo verticale delle figure che si ripetono viene interrotto dalla linea diagonale delle braccia di Gesù e da quella della scala.
La deposizione dalla Croce è un bassorilievo, le figure sono scolpite poco oltre il fondo della lastra di marmo rosa. Benedetto Antelami usa dei rilievi diversi, a volte alti a volte più bassi per dare un senso di profondità dello spazio. Le figure sono scolpite in modo rigido come anche le pieghe del panneggio.
Le figure femminili, ai lati della Croce, sono simboliche. Quella di destra rappresenta la Sinagoga vinta dalla Chiesa Cattolica. La figura femminile di sinistra che ha in mano il calice, rappresenta il sacrificio di Cristo. Maria, la madre di Cristo, si trova vicino alla chiesa Cristiana e tiene la mano di Gesù.
Sono presenti alcune Pie Donne come nella tradizione iconografica.
In alto sul fregio iscritto è presente la firma di Benedetto Antelami, è una delle prime firme delle opere medievali. Nella scritta si legge: Nell’anno 1178, mese di aprile, uno scultore realizzò quest’opera; questo scultore fu Benedetto detto Antelami.
L’antica cattedra episcopale
È adornata da un gruppo marmoreo particolarmente denso di simbolismi, dove le scene delle Scritture si intrecciano con figure antropomorfe e vicende tratte dai racconti agiografici.
Da un punto di vista simbolico la cattedra episcopale è il simbolo della presidenza del Vescovo in occasione delle assemblee liturgiche all’interno della Cattedrale, che proprio da questo seggio prende il suo nome. I braccioli sono simmetrici e sono composti da due figure umane che, schiacciate da due leoni, incarnano l’allegoria della vittoria del Cristo sulla morte. Ai lati sono rappresentati altri episodi, come la battaglia tra San Giorgio e il drago e la conversione di Paolo.
portale d’ingresso e i due Leoni stilofori
Due grandi leoni di marmo sorvegliano l’ingresso delle Cattedrale: scolpiti nel 1281 da Giambono da Bissone sono uno dei simboli del Duomo.
La porta è invece opera di Luchino Bianchino, che la intagliò nel 1494. Osservando più da vicino i due leoni ci si rende ben presto conto che essi non sono perfettamente simmetrici. Anzi. Uno è di colore rosso, mentre l’altro è di colore bianco. Sembra che questa differenza possa essere interpretata come la duplice natura umana e divina di Cristo. I due leoni rappresentano il Signore e ne incarnano la forza, la capacità di sostenere la propria Chiesa e la vittoria sulla morte.
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I capitelli medievali
Un’enciclopedia per immagini scolpite nella pietra: così possono essere descritti gli innumerevoli capitelli medievali che si scoprono camminando per le navate della cattedrale.
Per la maggior parte si tratta di capitelli di tipo corinzio, con decorazioni vegetali e naturali. Ma non mancano capitelli diversamente decorati: è il caso ad esempio delle scene di caccia, delle narrazioni mitologiche, dei racconti biblici e delle scene tratte dalla vita quotidiana. Un tempo si presentavano come capitelli policromi, mentre oggi prevalgono la pietra nuda o le dorature cinquecentesche.
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La cripta
Un fitto intrecciarsi di colonne e volticelle a crociera, che può essere paragonato ad un “giardino di pietra”. Qui sono conservate le reliquie di San Bernardo degli Uberti, patrono della Diocesi.
Si ipotizza che le colonne impiegate in questa cripta siano state recuperate dall’antica città romana, andando così ad instaurare un’ideale continuità tra la città antica e la Cattedrale. Da notare la statua che rappresenta San Bernardo e che si trova al centro della cappella a lui dedicata e rimaneggiata nel corso dei secoli. Dalla cripta si accede inoltre a due preziose cappelle rinascimentali: la cappella Rusconi e la cappella Ravacaldi.
IL BATTISTERO
Progettato da Benedetto Antelami e costruito tra il 1196 e il 1216, il Battistero di Parma è uno dei monumenti più significativi del passaggio dal romanico al primo gotico. La struttura ottagonale, in marmo rosa di Verona, si sviluppa in altezza con quattro ordini di logge ad aperture architravate.
Tre portali strombati con arco a tutto sesto.
Il battistero presenta tre entrate, di cui la principale deve essere considerata quella occidentale (il cosiddetto portale del Redentore), opposta all'altare posto a Est, e non quella settentrionale aperta verso la piazza.
Tutti i portale hanno strombi molto ampi, decorati di fasci di colonnine che proseguono oltre i capitellini per formare le ghiere dell'archivolto.
Caratteristica dell'edificio è l'alternanza cromatica tra il marmo bianco ed il marmo rosso di Verona.
Simbolicamente rappresenta l’alternanza tra bene e male.
Il portale della Vergine
Sul lato verso la piazza si apre il portale settentrionale, detto portale della Vergine.
Anche questo portale presenta uno strombo profondo decorato di fasci di colonnine in marmi diversi che si piegano a formare l'archivolto.
La preziosa decorazione antelamica si distribuisce sui piedritti, sull'architrave e sulla lunetta dove un recente restauro ha permesso di riscoprire la colorazione originaria.
Nelle due nicchie sopra il portale sono state poste le copie delle due statue degli Arcangeli Michele e Gabriele.
È il portale che guarda verso nord e affaccia su Piazza del Duomo: da questo ingresso entrava il Vescovo in forma solenne.
La porta prende il suo nome dalla Vergine incoronata, con in mano un fiore e il Bambino benedicente, che occupa la lunetta superiore. Appena sotto, si nota una duplice onda di acqua che simbolicamente allude al Battesimo.
Sulla destra è raffigurata la scena dell'esortazione alla fuga in Egitto da parte dell'angelo a Giuseppe
A sinistra sono raffigurati i Magi, per la prima volta associati ai nomi tradizionali.
Spostando lo sguardo verso gli stipiti della porta, l’osservatore noterà due alberi genealogici, che descrivono la storia della discendenza del Messia: quello di Giacobbe che termina con Mosè, prefigurazione del Cristo, e quello di Jesse da cui deriva Maria, madre di Gesù. La porta è completata dal fregio superiore, dove trovano posto i dodici apostoli. Sull’architrave è incisa le scritta con il nome dello “scultor Benedictus” e l’inizio del cantiere, il 1196.
IL PORTALE DEL REDENTORE
La lunetta raffigura al centro Cristo Giudice, seduto in posizione frontale mentre mostra i palmi aperti ostentando in tal modo verso i fedeli le ferire della Passione, seduto in trono e vestito con una tunica rossa, simbolo della sua natura divina.
Ai lati degli angeli, con le mani coperte da veli in segno di rispetto, mostrano i simboli della Passione: la corone di spine, la croce la spugna e la lancia.
Il portale della Vita
Il portale meridionale, denominato portale della Vita, è quello con la decorazione meno ricercata, probabilmente per il fatto che si apre su una piccola piazza rispetto a quella principale. Lo strombo è meno profondo e la decorazione si concentra sostanzialmente nella lunetta che, comunque, è la più interessante delle tre.
Da questa porta un tempo entravano i catecumeni, ovvero coloro che intraprendevano il percorso di fede per essere ammessi al Sacramento del Battesimo.
Nella lunetta è narrato il racconto devozionale di origine indiana: si tratta della storia del principe indiano Josaphat, che per mano del vecchio eremita Barlaam, si converte al Cristianesimo. Al centro della scena si trova un albero (simbolo della vita), sul quale un giovane è intento a prendere del miele da un’arnia (simbolo del godimento delle dolcezze terrene), incurante della presenza sottostante di un drago minaccioso (che simboleggia il male), simbolo della morte. Due topi, intanto, stanno rosicchiando la radice dell’albero, mentre ai due lati il sole e la luna cavalcano i loro carri, allegorie del tempo che trascorre inesorabile.
Ai lati due belle raffigurazioni (raddoppiate al di sopra) del Sole e della Luna, immaginati alla guida di due carri tirati rispettivamente da cavalli e da buoi.
Le formelle con lo Zooforo
Lungo il basamento del Battistero si snoda lo Zooforo. Si tratta di una serie pressoché ininterrotta di settantacinque formelle, la cui paternità è attribuita a Benedetto Antelami e alla sua bottega.
I soggetti raffigurati sono di carattere simbolico e fantastico: mostri infernali e marini, centauri, sirene, liocorni, basilischi, grifoni, cani, uccelli, cavalli e figure umane. Alla serie delle settantacinque formelle se ne aggiungono altre quattro: esse rappresentano le quattro virtù (Castità, Carità, Fede e Speranza) e forniscono la chiave di lettura dell’intero Zooforo.
La Cupola
La cupola del Battistero è stata affrescata nel terzo decennio del XIII secolo da maestranze padane, influenzate da modelli iconografici bizantini.
La volta è divisa in sei fasce orizzontali concentriche: nella prima fascia (partendo dal basso) sono raffigurati episodi della vita di Abramo, nella seconda è rappresentata la vita di Giovanni Battista; nella terza il Cristo glorioso con la Vergine e il Battista, circondati da una teoria di profeti e re; nella quarta gli Apostoli e gli Evangelisti; nella quinta la Gerusalemme celeste con le sue mura, cui segue il cielo con le stelle fisse e, infine, l’Empireo, rosso come il colore dell’amore. La cupola rappresenta la parte più rilevante del Battistero e costituisce un peculiare esempio di cupola ad ombrello: dall’apice nella chiave di volta si diramano sedici nervature disposte a raggiera.
I nicchioni perimetrali e i catini
Il perimetro interno dell’edificio è definito da sedici nicchioni, che accolgono importanti cicli affrescati votivi. Gli affreschi sono stati realizzati nel XIV-XV secolo da maestranze emiliane come il Maestro di Gerardo Bianchi, il Maestro del Trionfo della Morte, Niccolò da Reggio e Bertolino da Piacenza.
I catini di raccordo tra la parte basamentale e il loggiato presentano una ricca decorazione scultorea di scuola antelamica. La particolarità costruttiva di questi catini, ricavati nello stesso blocco di pietra delle lunette dei portali esterni, è di essere scolpiti su entrambi i lati, a rafforzare il simbolismo iconografico dell’architettura del Battistero.
La vasca battesimale
Al centro dell’edificio si trova la grande vasca ottagonale in pietra di Verona, sopraelevata su doppio gradino che ne segue la forma.
Non presenta particolari decorazioni scultoree, fatta eccezione per i delicati profili che ne seguono la forma. La vasca, che veniva riempita d’acqua per il battesimo per immersione, racchiude un’altra vasca di dimensioni più piccole a forma di quadrifoglio, simbolico richiamo alla croce. Era proprio in questa vasca minore che trovavano posto i celebranti.
Il fonte battesimale
Nella nicchia di sud-ovest è collocato un secondo fonte battesimale, utilizzato per il battesimo ad infusione dal XIV sec.
La vasca del fonte presenta una decorazione vegetale (l’albero del giardino del Paradiso)e, un fitto intricarsi di tralci tra i quali prendono posto anche alcuni animali. Il basamento del fonte è costituito da un leone accovacciato con la preda tra le zampe. Mentre il leone è simbolo del Cristo vincitore della morte, i credenti risorti a vita nuova con il battesimo sono rappresentati dagli animali che abitano le fronde del giardino del Paradiso.
L’altare
Nella nicchia absidale est è posto l’altare, un’arca marmorea di forma cubica.
Nel lato frontale compare il Battista, un Sacerdote e un Levita che indicano, alludendo al Cristo, il vero Sacerdote., con la loro gestualità riassumono figurativamente il significato teologico della mensa eucaristica.
I mesi antelamici
Nella prima galleria del lato est sono collocati i 12 mesi e 2 stagioni attribuite al cantiere antelamico del Battistero, che non ha portato a termine il ciclo completo, come rivelano ancora le tracce degli strumenti della lavorazione. Furono collocate dove si trovano dai pittori della cupola nel quarto decennio del XIII sec.. Nella serie scultorea dei mesi si può osservare un indirizzo interpretativo peculiare del cantiere antelamico, che scolpisce il lavoro che caratterizza ogni mese, un lavoro compiuto da personaggi con tratti di eleganza e nobiltà, levità ed abiti eleganti, pur nella fatica, come allegoria del lavoro redento da Cristo.
La chiesa di San Giovanni Evangelista
La facciata della chiesa di San Giovanni, progettata da Simone Moschino, è realizzata in marmo. È stata costruita in stile manierista all’inizio del Seicento. Alla sua destra si trova il campanile costruito nel 1613. Con i suoi settantacinque metri d’altezza è il più alto di Parma.
La basilica conserva il suo impianto originario romanico. Infatti, presenta una pianta a croce latina con tre navate sulle quali si aprono sei cappelle. L’interno è stato abbellito da artisti di rilievo tra cui Correggio e Parmigianino.
Le opere del Parmigianino sono presenti lungo la navata sinistra. Tra questi spiccano gli affreschi di Sant’Agata e il carnefice è quello delle Sante Lucia e Apollina della prima cappella. Correggio, invece, ha affrescato la cupola con La visione di San Giovanni Evangelista e la lunetta, della porta che conduce al chiostro, con San Giovanni e l’aquila. Queste due opere sembrano ispirarsi alla liturgia benedettina medievale in uso per la festività di San Giovanni Evangelista, come testimonia l’iscrizione intorno alla lunetta.
Tra gli altri affreschi dell’abbazia c’è nell’absidale di destra l’opera di Michelangelo Anselmi che racconta le Storie della vita di san Giovanni da Parma, primo abate del convento le cui spoglie sono conservate in un’urna sotto l’altare.
La cupola di Correggio
Correggio, tra il 1520 e il 1523, affresca la cupola della chiesa di San Giovanni Evangelista con La visione di San Giovanni Evangelista progettando una visione prospettica molto complessa. Infatti, con uno straordinario gioco prospettico, l’artista realizza un immaginario cielo circondato da una corona di nubi sulla quale si trovano gli apostoli intenti a dialogare.
Al centro, in un cielo luminoso, si trova la figura di Cristo.
Esso è circondato da una luce dorata e raffigurato con la veste agitata dal vento. La sua presenza è percepita solo da San Giovanni, la cui figura è appena visibile sul cornicione della cupola, al di sotto del cerchio degli apostoli. Infatti, San Giovanni è rappresentato a mezzo busto con le mani aperte verso il cielo e lo sguardo rapito dalla visione.
Il senso di profondità dell’affresco è data anche dalla sapiente gradazione dei colori e dall’uso del chiaroscuro. Infatti, l’effetto di luminoso sfondamento intorno alla figura di Cristo ci fa sembrare che la costruzione sia molto più alta che nella realtà. Questo fa di Correggio un anticipatore delle caratteristiche principali dell’arte barocca. Questo artista è lo stesso che ha affrescato la cupola del Duomo di Parma e la Volta della Camera della Badessa nel Convento di San Paolo.
👉Camera della Badessa_ Convento di San Paolo
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