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sabato 8 maggio 2021

 

Tuttomondo _ Keith Haring

Tuttomondo di Keith Haring è una grande opera dedicata all’umanità che l’artista dipinse nel 1989, sul muro esterno della Chiesa di Sant’Antonio a Pisa. 

 

Tuttomondo, 1989, acrilici su intonaco, 1000×1800 cm

 




Tuttomondo veicola un messaggio di pace, felicità e armonia universale. Le azioni compiute dai personaggi e la loro posizione incarnano un significato preciso nel contesto di tutta l’opera. Haring infatti propose messaggi di tipo ecologico come gli animali antropomorfi oppure l’uomo che sostiene un delfino che rappresenta la cura per la natura. Al centro dell’opera è presente un gruppo di 4 persone unite a croce a formare il simbolo di Pisa, la croce pisana. Altri personaggi poi esprimono l’uguaglianza tra tutte le culture del mondo come l’omino che tiene in mano un cuore. Anche le forbici umane che tagliano il serpente invitano l’umanità a sconfiggere il male.

Un omino allunga il braccio che entra nel suo corpo e si unisce alla gamba. Si tratta del simbolo dell’infinito che rappresenta l’eterno ricorso della vita. Una donna tiene in braccio il proprio bambino e rappresenta la maternità. L’artista non trascurò i mass-media. Infatti la televisione stilizzata è simbolo di comunicazione ma anche di pericolo se utilizzata per diffondere l’odio.

L’omino a forma di scala rappresenta poi l’ambizione smisurata di alcuni potenti. Nell’opera le figure danzano al ritmo di una musica tribale segno di vita. L’omino in basso dipinto di giallo che sembra scappare rappresenta l’artista stesso. Non si tratta di una fuga ma di un atto di umiltà. L’artista lascia l’opera perché viva una esistenza propria in accordo con gli abitanti della città.

 

Keith Haring dipinse la sua grande opera di Street painting sulla parete posteriore del convento dei frati servi di Maria della chiesa di Sant'Antonio di Pisa

Diversamente dai graffiti di protesta che si trovano sui muri di città e metropolitane quest’opera richiama concetti di amore universale. 

Keith Haring è considerato uno dei primi artisti a utilizzare il linguaggio dei graffiti murali metropolitani. Inoltre fu condizionato particolarmente dalla cultura di massa e soprattutto dai fumetti. Nelle sue opere si individuano anche forme che ricordano i gadget industriali realizzati per pubblicizzare i marchi.

Haring realizzava le sue opere in modo estemporaneo e di getto. Le figure sono caratterizzate da una spessa linea di contorno morbida e continua. All’interno della linea di contorno poi l’artista dipingeva campiture bidimensionali di colori accesi. Inoltre le forme sono particolarmente semplificate e alcune di esse rappresentano delle vere e proprie icone universali.

 

 




 

 

https://dueminutidiarte.com/2017/03/03/keith-haring-breve-biografia-opere-riassunto/

 

Prima dell’avvento d Internet, l’artista tesse la sua rete grazie agli spazi pubblicitari inutilizzati, sul cui fondo nero disegna con il gesso bianco. È l’epoca dei subway drawings. Dal 1980 al 1985 ne disegnerà un numero incalcolabile, sempre con il rischio di farsi arrestare per “criminal mistreat”, col fiato sospeso, senza staccare il gesso dal foglio. I subway drawings sono una linea ininterrotta che smette solo per ricominciare a scorrere sul disegno successivo. In un’intervista del 1990 su Arts Magazine Haring dichiarava: “era una linea continua, una linea molto forte graficamente, e soggetta a un limite temporale. Dovevo lavorare più velocemente possibile. Senza poter correggere niente. In realtà non potevo permettermi di sbagliare. Dovevo stare attento a non farmi prendere”.

 


 

 

https://madeinart.it/it/keith-haring/the-artist

Keith Haring è nato il 4 maggio 1958 a Reading, Pennsylvania. Ha sviluppato un amore per il disegno in età molto precoce: nel 1976, Haring si iscrive alla Ivy School a Pittsburgh, una scuola di arti commerciali. 

Nel 1978 Haring si trasferisce a New York City e per frequentare SVA, una scuola di arti visive. A New York, Haring trova una fiorente comunità d’arte alternativa che si stava sviluppando al di fuori delle gallerie e del sistema museale, più precisamente nelle strade del centro, nelle metropolitane e negli spazi di club e sale da ballo. Qui è diventa amico di artisti, come Kenny Scharf e Jean-Michel Basquiat, così come di musicisti, performer e writers, membri di una comunità d’arte germogliante.

 Nel 1980, Haring trova un mezzo molto efficace che gli permise di comunicare con un pubblico più vasto, notando, in una stazione della metropolitana, dei pannelli pubblicitari inutilizzati coperti di carta nera opaca. Da subito inizia a creare disegni con il gesso bianco su questi pannelli che si trovavano lungo tutta la rete della metropolitana. Tra il 1980 e il 1985, Haring produce centinaia di queste opere pubbliche, fatte di linee tracciate molto rapidamente, al punto tale di creare 40 “sabway drawings” in un giorno. La metropolitana diventa, come ha detto Haring, un “laboratorio” per lavorare alle sue idee e sperimentare le sue creazioni fatte di linee semplici.

Tra il 1980 e il 1989, l’operato di Haring ottenne riconoscimenti a livello internazionale e l’artista partecipò a numerose mostre personali e di gruppo. La sua prima personale a New York si tiene nel 1981 presso Westbeth Painters Space. Nel 1982, debutta nella Soho delle gallerie con una mostra immensamente popolare e molto acclamata alla Tony Shafrazi Gallery. Durante questo periodo partecipa anche a celebri mostre internazionali come Documenta 7 a Kassel; la Biennale di San Paolo; e alla Whitney Biennal. Nel corso di una breve ma intensa carriera che ha attraversato gli anni 1980, il lavoro di Haring è stato descritto in oltre 100 mostre personali e collettive. Ha lavorato con artisti e interpreti diversi come Madonna, Grace Jones, Bill T. Jones, William Burroughs, Timothy Leary, Jenny Holzer, Yoko Ono e Andy Warhol. 

Keith Haring muore di complicanze connesse all’AIDS all’età di 31 il 16 febbraio 1990.

Successivamente alla sua morte, Haring è stato oggetto di numerose retrospettive internazionali. Le sue opere oggi si trovano in mostre e nelle collezioni dei principali musei di tutto il mondo.

 

 


 

Video e bibliografia

https://www.youtube.com/watch?v=0NJNNQ9WCKc

https://www.youtube.com/watch?v=9H3aEf1p89Q

https://dueminutidiarte.com/2017/03/03/keith-haring-breve-biografia-opere-riassunto/

 

 

 

Street art: vera arte oppure no?

 Se passeggiamo per le strade delle nostre città, sicuramente noteremo i murales e i graffiti realizzati dagli “street artist”, ovvero quegli artisti di strada che manifestano la propria arte in luoghi pubblici andando anche contro la legge. Molte persone amano questa street art, infatti la considerano una vera e propria forma di espressione; altre, invece, la condannano, perché sostengono che si tratti semplicemente di un oltraggio all’arte classica. Credo sia necessario fare una differenza tra quella che può veramente essere considerata arte e quella che invece non è altro che “la brutta copia” di essa. Esistono alcuni street artist davvero bravi, che realizzano dei veri e propri capolavori. In questo modo esprimono i loro pensieri, trasmettono un messaggio e abbelliscono i luoghi in cui realizzano le opere: non è proprio questo lo scopo dell’arte? Credo di sì e, in quanto tale, sostengo che queste opere debbano essere tutelate e valorizzate come meritano. Vi sono però anche street artist, se così possono essere definiti, che non fanno altro che imbrattare mura e portoni con frasi che inneggiano alla morte, alla violenza, all’odio e al razzismo. In questo caso è giustissimo punire i vandali con multe pecuniarie. Dunque, sono del parere che la street art può essere una vera e propria forma d’arte, ma solo se ha tutte le caratteristiche di quest’ultima. 

https://ilquotidianoinclasse.quotidiano.net/graffiti-e-murales-arte-o-scarabocchi/street-art-vera-arte-oppure-no/ 

 






 

 

 

 

Federico Zenobi_Jesi





 

Street Art: che cos’è l’arte di strada

La Street Art, in italiano arte di strada o arte urbana, include tutte quelle forme di arte che si manifestano in luoghi pubblici, il più delle volte senza un permesso legale. Può svilupparsi con le più svariate tecniche: bombolette spray, adesivi artistici, stencil in serie, proiezioni video, sculture e tanto altro. Negli ultimi anni sono stati tantissimi i giovani che si sono cimentati con questa tipologia di arte per motivi differenti: c’è chi utilizza la Street Art come forma di critica nei confronti della proprietà privata o della società in generale, c’è chi invece la sfrutta per autopromuoversi in quanto i muri delle strade e degli edifici sono visibili in maniera gratuita ad un pubblico molto più vasto di quello che frequenta i musei o le gallerie d’arte. Il maggiore luogo di sperimentazione inerente alla Street Art è stato Parigi, città in cui molti artisti hanno lasciato un segno indelebile nelle strade e sugli edifici: Daniel Buren, Christo, Ernest Pignon-Ernest, Gérard Zlotykamien, Jeff Aerosol e Blek le Rat. Contemporaneamente questo movimento si diffondeva anche nelle città della costa orientale degli Stati Uniti grazie a John Fekner, Richard Hambleton, Keith Haring e Jean-Michel Basquiat. L’artista ad oggi più emblematico è invece Bansky, artista la cui identità è ancora sconosciuta ma che dal 2000 è attivo in tutto il mondo con graffiti e stencil.


 

 

 

 https://tourpascal.wordpress.com/2020/11/09/street-art-che-cose-larte-di-strada/

 

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