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giovedì 27 gennaio 2022

 

GITA A ROMA

San Luigi dei Francesi

 

Nel 1599, il cardinale Francesco Maria Del Monte procurò a Caravaggio (1571-1610), che a quell’epoca era un suo protetto, il primo impegno ufficiale: la decorazione della Cappella Contarelli in San Luigi dei Francesi a Roma.

Il francese Mathieu Cointrel, italianizzato in Matteo Contarelli, aveva acquistato nel 1565 questa piccola cappella e aveva progettato di decorarla con Storie di san Matteo, l’apostolo di cui portava il nome. Ma Contarelli morì nel 1585, quando i lavori non erano ancora iniziati.

La cappella passò in eredità ai Crescenzi che inizialmente affidarono la decorazione al Cavalier d’Arpino. Poi, consigliati da Del Monte, loro amico, si rivolsero a Caravaggio e gli commissionarono due grandi tele, con la Vocazione di San Matteo e il Martirio di San Matteo.




Una volta entrato, percorri tutta la navata di sinistra e, proprio in fondo, nella Cappella Contarelli, si apriranno davanti ai tuoi occhi tre meraviglie:

·                 la “Vocazione di San Matteo”;

·                 il “Martirio di San Matteo”;

·                 e “S. Matteo e l’Angelo”.

 

Caravaggio realizzò dapprima le tele laterali (1599-1600).


Nella Vocazione (la tela di sinistra), viene rappresentato il momento della “chiamata” di S. Matteo da parte del Cristo: l’artista cala la scena nel suo tempo, in quanto vediamo i gabellieri vestiti secondo la moda del seicento.

A rendere suggestiva la scena è il fascio di luce proveniente dall’alto che, quasi sfiorando la mano del Cristo, giunge ad illuminare il destinatario di quell’ “indice puntato“:

si tratta infatti non di luce naturalistica ma di luce “divina”.

 

 

 

Nel Martirio (la tela a destra) la composizione fa perno sulla figura del carnefice, che si prepara alla stoccata finale sul Santo, disteso ai suoi piedi, mentre un angelo accorre a porgere la palma del martirio.


Martirio di San Matteo

 

 

 

 

Infine, per quanto riguarda la tela centrale, il S. Matteo e l’Angelo (1602), quella che vediamo oggi è la seconda versione che Caravaggio rappresentò:

la prima versione fu infatti rifiutata, in quanto mostrava il Santo come fosse un analfabeta, “co’ i piedi rozzamente esposti al popolo”, e l’Angelo a guidargli la mano poiché quasi incapace di scrivere. Questa seconda versione è invece più composta, nonostante venga mantenuto il contrasto fra la figura di San Matteo, “umano troppo umano“, e quella dell’angelo.


San Matteo e l’Angelo

 

Qui il Santo, nelle vesti di filosofo, è guidato da un Angelo luminoso mentre appunta con un pennino la sacra ispirazione. Da questo momento in poi Caravaggio si conferma un genio dell’arte dalla forte personalità.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La Vocazione di San Matteo

La Vocazione di San Matteo ricorda il momento in cui Gesù convinse Matteo, un ebreo che faceva l’esattore delle tasse per conto dei Romani, a lasciare tutto e seguirlo per diventare suo apostolo. Caravaggio immagina l’episodio all’interno di un ambiente seicentesco, probabilmente una taverna, dove cinque uomini vestiti secondo la moda dell’epoca sono seduti attorno a un tavolo e contano del denaro.


Caravaggio, Vocazione di san Matteo, 1599-1600.

A destra, due estranei abbigliati all’antica sono facilmente identificabili con Gesù e Pietro. Entrambi indicano l’uomo seduto al centro, chiaramente Matteo, che stupito porta una mano al petto come a voler rispondere: “Dici a me?”.


Caravaggio, Vocazione di san Matteo, 1599-1600. Particolare con Cristo e Pietro.

Il gesto di Cristo

È giusto un attimo cruciale, quello che Caravaggio riesce a cogliere: l’attimo dell’esitazione, del dubbio, in cui l’uomo deve decidere se rispondere sì o no. Il gesto di Cristo è una citazione della Creazione di Adamo di Michelangelo nella Sistina, ma la mano di Gesù è quella del primo uomo, sia pure speculare, e non di Dio Padre: d’altro canto, Cristo è il “nuovo Adamo”, venuto a riscattare l’umanità che di quella prima creatura è discendenza.

Pietro riproduce il gesto di Gesù, ma più debolmente, con atteggiamento più incerto.

Un fascio di luce squarcia il buio della stanza, dirigendosi al volto di Matteo e diventando il vero motore dell’episodio evangelico. Anche volendo immaginare che alle spalle di Gesù si trovi una finestra aperta, senza dubbio quella luce è di origine divina, è il simbolo della Grazia che redime gli uomini.

 

 Particolare con San Matteo


       
     


                                                                        Particolare con i due ragazzi.

Due personaggi, il giovane gagliardo dalle maniche a strisce visto di spalle e il signorino dalla giubba gialla e rossa, si voltano verso il Redentore: forse anche loro sono pronti ad accogliere l’offerta di salvezza. Gli altri, all’estrema sinistra, restano invece sordi e indifferenti alla voce di Gesù.

 

  

 

Il Martirio di San Matteo 1599-1600

La scena del Martirio di San Matteo è più complessa della Vocazione: ha infatti un carattere brutale che la rende più simile a un assassinio che a un martirio. L’esecuzione del santo è presentata quasi come un delitto di strada ed è ambientata all’interno di una struttura architettonica che ricorda quella di una chiesa, come attesta la presenza di un altare con la croce.


Caravaggio, Martirio di San Matteo

Caravaggio, dunque, decise di attenersi alla Leggenda Aurea secondo la quale san Matteo sarebbe stato assassinato dopo una celebrazione eucaristica. Tutti i personaggi sembrano disposti sopra il palcoscenico di un teatro, un espediente che Caravaggio amava adottare per aumentare il pàthos della raffigurazione e coinvolgere maggiormente gli spettatori.


 carnefice                   

 San Matteo

Al centro della scena il vecchio santo, sorpreso mentre battezzava alcuni uomini sul bordo di una grande vasca, è già stato colpito e ferito dal suo carnefice, un robusto giovane mezzo nudo che sicuramente si era introdotto nel gruppo fingendosi cristiano.

San Matteo, caduto per terra, alza una mano in cerca di difesa: la stessa mano nella quale un elegantissimo angelo adolescente si precipita a porre la palma del martirio. Lo sguardo della vittima e quello del suo assassino, che gli sta sferrando il colpo mortale, s’incontrano in un istantaneo, muto colloquio.


 Particolare con l’angelo.

Come già nella Vocazione, un fascio di luce colpisce violentemente uno dei protagonisti, in questo caso l’aguzzino, che per certi versi è presentato dall’artista come il vero protagonista dell’opera: è infatti soprattutto sui peccatori che si posa lo sguardo misericordioso di Dio.


 Particolare con il ragazzino in fuga.

 

Tutto intorno, i testimoni dell’omicidio si ritraggono spaventati, i loro movimenti denunciano apertamente il terrore e l’orrore, un ragazzino fugge in preda al panico.

Riconosciamo nel gruppo anche Caravaggio, ritrattosi sul fondo a sinistra; lo sguardo sconfortato dell’artista è la più efficace testimonianza del suo profondo pessimismo esistenziale.


 Particolare con l’autoritratto di Caravaggio.

 

 

 

Le due versioni del San Matteo e l’angelo

 

Le due versioni di San Matteo e l’angelo di Caravaggio a confronto.


 

Il soggetto concordato era quello di San Matteo e l’angelo, in cui l’evangelista doveva mostrarsi intento a scrivere il proprio Vangelo.

Esistevano, un tempo, due versioni di questo dipinto, entrambe di mano del Caravaggio.

La prima, quella più antica, un tempo conservata a Berlino, è stata purtroppo distrutta durante la Seconda guerra mondiale: ne resta solo una foto in bianco e nero, dalla quale sono state ricavate alcune ricostruzioni.

 

Secondo una tradizione storiografica basata sulle fonti, Caravaggio rispettò i tempi ma i religiosi, vista l’opera ultimata, la rifiutarono.

L’apostolo appariva come un vecchio impacciato e imbarazzato, vestito come il ricoverato di un ospizio e seduto con le gambe e i piedi sporchi in primo piano. Il dipinto, dunque, sarebbe stato restituito all’artista che dovette ridipingere in fretta e furia il San Matteo.

La seconda versione

Nella seconda versione, che invece fu sicuramente accettata e che si trova ancora oggi al suo posto nella cappella, l’evangelista è rappresentato come un vecchio filosofo vestito da capo a piedi, mentre il messaggero divino, che volteggia sopra di lui, gli ricorda quali sono i concetti principali da tenere a mente. La posa del santo, mostrato inginocchiato sopra una panchetta, appare instabile e precaria: è questa, d’altro canto, la condizione di ogni uomo.

 

Giulio Romano (su disegno di Raffaello), Giove e Amore, 1517-18. Affresco. Villa della Farnesina, Loggia di Psiche, pennacchio della volta.

Insomma, la vicenda del rifiuto, così com’è stata raccontata, convince sempre meno. Ecco quindi la nuova ipotesi. Alla data del 1599, nella Cappella Contarelli, l’altare non era stato ancora finito. Ne era stato allestito uno provvisorio, per celebrarvi la messa, con sopra, probabilmente, un quadro altrettanto provvisorio: forse, proprio il primo San Matteo di Caravaggio, la cui esecuzione, quindi, precedette, e non seguì, le due tele laterali. E che pertanto non venne rifiutato, come insinuò il Baglione, ma semplicemente sostituito, con la stipula di un nuovo contratto, dalla seconda versione, quella definitiva e con le giuste misure.

 

  

La Madonna dei Pellegrini di Caravaggio -  Chiesa di Sant’Agostino

 

Due pellegrini sono inginocchiati di fronte a Maria che tiene in braccio Gesù Bambino. La Madonna si trova in piedi, è appena uscita di casa e i suoi piedi nudi poggiano sulla soglia di pietra del primo gradino. Un uomo anziano e una donna con il viso segnato da molte rughe sono inginocchiati, di schiena, sulla strada e si inchinano, con le mani giunte, di fronte alla Vergine. I loro abiti sono poveri e polverosi a causa del lungo tragitto compiuto.

L’anziano è senza scarpe, i piedi sono gonfi a causa della fatica e sporchi a causa del fango e della polvere, le mani mostrano la sua appartenenza alla gente umile e povera. La donna, invece, è visibile solamente per la parte sinistra del volto profondamente segnato dall’età. Sul capo indossa un fazzoletto che copre interamente i capelli. Tra di loro è poggiato un lungo bastone usato per il viaggio.

Caravaggio dipinge la Vergine a piedi nudi, sulla soglia fredda e polverosa di una porta. È, quindi, una visione molto diversa da quella tradizionale di Maria che siede tra le nuvole, in trono tra gli angeli 

I pellegrini sono rappresentati come persone del popolo con addosso i segni della povertà e della fatica del viaggio. Caravaggio ha dipinto, realisticamente, i piedi sporchi di terra, la pelle tesa dal gonfiore, gli abiti poveri e le rughe sul volto dei due pellegrini. L’artista non trascura alcun particolare, perfino il copricapo dell’anziana è sporco e approssimato. Il suo naturalismo, che lo spinse a prendere a modello i diseredati, fu adottato anche nel rappresentare i soggetti religiosi.

La Madonna dei Pellegrini, infatti, ha l’apparenza di una giovane del popolo nella quale i fedeli possono riconoscere se stessi e la loro condizione. 

 

 

 

 

 

 

Chiesa di Santa Maria del Popolo

si trova facilmente, in quanto si trova proprio su Piazza del Popolo

La Cappella Cerasi si apre sul transetto, e qui sono esposte le opere del Caravaggio:

·                 “Conversione di S. Paolo” (1660-1),

·                 e “Crocifissione di S. Pietro” (1600-1).

 

 


Crocifissione di San Pietro di Caravaggio

San Pietro è disteso sulla croce con le mani e i piedi fissati al legno da lunghi chiodi metallici. Gli esecutori della sua condanna a morte stanno issando la croce aiutandosi con una grossa fune ancorata al suo braccio lungo. La crocifissione su richiesta dello stesso condannato viene eseguita capovolgendo il corpo. Infatti, San Pietro per sottolineare la sua inferiorità nei confronti di Cristo chiese di essere posto al contrario.

Così, gli esecutori sono rappresentati nello sforzo di sollevare la croce dopo aver inchiodato mani e piedi del Santo. Uno di loro, di schiena, cerca di sollevare la pesante struttura con una corda. Un altro, poi, a sinistra, aiuta il movimento abbracciando il legno dal fondo e tirandolo verso l’alto. Un terzo, infine, messo carponi sotto la croce, la tiene sollevata e spinge in alto aiutandosi con gambe e braccia.

L’uomo inginocchiato ha tra le mani una pala. Da questo particolare si intuisce che la base della croce è stata posizionata all’interno di uno scavo appena realizzato. Anche il grande sasso e la terra in primo piano stanno a testimoniare tale lavoro precedentemente compiuto. Il tessuto appoggiato al terreno nell’angolo di destra è, probabilmente, la veste di San Pietro tolta prima dell’esecuzione. Il vecchio Santo, infatti, è nudo, coperto solo da un panno annodato sui fianchi.

Il suo corpo è ancora robusto ma segnato dall’età che si rivela dalla pelle priva di tensione sul torace e sotto le braccia. Il volto è incorniciato da una folta barba bianca. La fronte attraversata da numerose rughe di dolore che si addensano alla radice del naso. Le guance ricadono, rugose, verso il basso e dalla bocca semiaperta esce un gemito soffocato. La mano destra, crocifissa nel palmo è chiusa e le dita contratte verso il chiodo.

Nella Crocifissione di San Pietro il Santo porta addosso i segni di un corpo anziano dipinti in modo estremamente realistico. I tre esecutori non si vedono in volto ma i loro abiti, i loro movimenti e i loro piedi nudi e sporchi li trasformano, quasi, in lavoratori di strada.

 


La Conversione di San Paolo
(o Conversione di Saulo) è un dipinto a olio su tela di 230x175 cm, realizzato nel 1601 dal pittore italiano Caravaggio.

E’ conservata nella Cappella Cerasi della Basilica di Santa Maria del Popolo a Roma;

Il 24 settembre 1600 Caravaggio fu incaricato da monsignor Tiberio Cerasi di dipingere due quadri che raffigurassero il prodigio della conversione di san Paolo e la crocifissione di san Pietro.

La scena ritrae il momento topico della conversione di Paolo quello in cui a Saulo, sulla via di Damasco, appare Gesù Cristo in una luce accecante che gli ordina di desistere dal perseguitarlo e di diventare suo ministro e testimone.

Sono presenti nella scena un vecchio e un cavallo, il quale, grazie all’intervento divino, alza lo zoccolo per non calpestare Paolo.

Il cavallo occupa una parte rilevante del dipinto delineando anche in questa scelta il carattere in La luce invece è il simbolo della Grazia divina che irrompe nelle tenebre del peccato (il fondo scuro).

Inoltre, il fondo nero, oltre ad avere una funzione simbolica, si presta in modo eccelso a far risaltare i volumi plastici dei personaggi ed in particolare del cavallo.







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MATERIALE X RICERCA

 

FONTANA DEI FIUMI Gian Lorenzo Bernini


👉👉👉👉https://www.analisidellopera.it/fontana-dei-quattro-fiumi-bernini/

https://it.wikipedia.org/wiki/Fontana_dei_Quattro_Fiumi 

PIAZZA NAVONA 

 Piazza Navona




👉👉👉👉👉https://www.analisidellopera.it/caravaggio-madonna-dei-pellegrini/



alisidellopera.it/la-crocifissione-di-san-pietro-di-caravaggio/

 

 

 

È in assoluto uno degli artisti più apprezzati di sempre, colui che, come nessun altro, seppe rendere “tangibile” la luce tramite la materia pittorica, nel contrasto di questa con l’oscurità del fondo: stiamo naturalmente parlando Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio uno dei più grandi pittori della storia.

 

 👇👇👇👇👇👇LINK UTILI

http://www.didatticarte.it/storiadellarte/13%20seicento.pdf

http://giallorossoblu.blogspot.com/search/label/8_CARAVAGGIO%20e%20il%20BAROCCO

 

 CHIESA SANT'IGNAZIO



👉👉👉👉https://www.analisidellopera.it/andrea-pozzo-la-gloria-di-santignazio/



FONTANA DI TREVI



👉👉👉https://www.archeoroma.it/siti/fontana-di-trevi/



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