GITA A PADOVA
viaggiare uno stile di vita
Venezia la bella, e Padova sua sorella“, recita un detto popolare. Il paragone con Venezia dovrebbe già far comprendere, a chi non è mai stato in questa città, cosa troverà durante la sua visita. La Cappella degli Scrovegni di Giotto, il più importante ciclo pittorico del mondo, basterebbe già da sola a giustificare una visita a Padova.Sempre in tema di arte, i Musei Civici raccolgono una bella collezioni di pittori soprattutto veneti (Tiepolo, Tintoretto, Veronese) e nel Battistero del Duomo è perfettamente conservato un altro straordinario ciclo di affreschi, quello di Giusto de’ Menabuoi.
Non si può dimenticare la presenza
del “Santo” come lo chiamano i padovani: Sant’Antonio la cui presenza
secolare in città si ritrova non solo nelle reliquie conservate nella Basilica
ma anche nei tanti dolci che portano il suo nome.
Le molte piazze cittadine, in particolare Piazza delle Erbe, della Frutta e dei Signori, tradiscono il piacere dei padovani (o patavini) per la socialità, di cui lo Spritz è l’emblema contemporaneo. Una scelta insolita per gli abitanti di una città del Nord, dove il clima non è sempre clemente. Poi c’è una straordinaria gastronomia, la presenza dotta ma giovane dell’Università e molti altri motivi di interesse. In questa pagina vi consigliamo le 10 cose da vedere assolutamente durante una vacanza o un week end a Padova.
La Cappella
degli Scrovegni a Padova (noi la vedremo solo esternamente purtroppo)
1
Un visitatore distratto che passi
davanti all’edificio che ospita la Cappella degli Scrovegni, potrebbe
tranquillamente tirar dritto pensando che non ci sia nulla di eccezionale per
cui valga la pena entrare.

La Cappella degli Scrovegni a Padova
Stupitevi ammirando il cielo
stellato sotto il quale si svolgono gli episodi della vita di Gioacchino e
Anna (riquadri 1-6), quelli della vita di Maria (riquadri 7-13) e gli
episodi della vita e morte di Cristo. Stupitevi un pochino di più pensando
che Giotto ci mise solo due anni a completare il tutto. Nel 1303 riceve
l’incarico da Enrico Scrovegni e nel 1305 ha già terminato. Enrico volle
costruire la Cappella in suffragio dell’anima del padre, Reginaldo Scrovegni,
che di cose da farsi perdonare ne aveva molte. Banchiere e usuraio,
talmente famoso e temuto, da essere collocato da Dante nell’inferno della
Divina Commedia. Con la Cappella degli Scrovegni, Giotto cominciò la
rivoluzione della pittura moderna.
Basilica di
Sant'Antonio a Padova
2
I padovani chiamano Sant’Antonio “Il
Santo“, senza aggiungere il nome. Questo fa comprendere non solo l’affetto
ma anche l’importanza per Padova della Basilica che ospita le reliquie di
Sant’Antonio.
Meta di un pellegrinaggio senza sosta che raggiunge il culmine con la processione del 13 giugno, la Basilica di Sant’Antonio merita una visita anche per la presenza di molti capolavori dell’arte italiana. La prima cosa che si nota è la compresenza di stili diversi dovuti agli interventi che si sono susseguiti: la facciata romanica, il deambulatorio gotico con le sette cappelle, le cupole bizantine i campanili moreschi. All’interno, partendo da destra, si susseguono la Cappella del Gattamelata e quella di San Giacomo affrescata nel 1300 da Andriolo de Santi, uno dei maggiori architetti e scultori veneziani d’allora. Subito dopo c’è la Cappella della Crocifissione e poi la Sala del Capitolo, con un frammento di Crocifissione attribuito a Giotto. Il “Tesoro della Basilica” con le reliquie del Santo si trova al centro del Deambulatorio. In diverse teche sono visibili la lingua e il mento intatti di Sant’Antonio, segno, secondo la Chiesa, del riconoscimento che Dio ha voluto dare all’instancabile opera di evangelizzazione del Santo. Nella Piazza antistante la basilica da non perdere Il monumento equestre al Gattamelata, statua in bronzo di Donatello, autentica rivoluzione nella storia dell’arte: è stata la prima statua equestre di grandi dimensioni svincolata da altri elementi architettonici.
Piazza delle
Erbe e della Frutta a Padova
Da secoli, Piazza delle Erbe, è
il luogo di Padova deputato al mercato. I nomi che si sono susseguiti per
definire questo ampio spazio ne hanno sempre indicato l’origine e la funzione
commerciale: “Piazza della Biada“, “Piazza Del Vino“, così come
le scale dell’imponente Palazzo Ragione venivano chiamate “Scala delle Erbe”
perché ci si mettevano i venditori di lattughe, cipolle, porri, verze o “Scala
del vino” o la “Scala dei ferri lavorati“.
Le due piazze sono unite dal “Volto della Corda” o “Canton delle busie“, passaggio coperto chiamato così perché qui i bugiardi, i falliti, gli imbroglioni e i debitori venivano colpiti sulla schiena con una corda. Le corde rimanevano sempre appese a cinque anelli di pietra infissi nel muro come monito. L’angolo sotto al “Volto della Corda” prende il nome di “Canton delle busie” (angolo delle bugie) perché qui i commercianti tenevano le loro trattative. Sono ancora oggi visibili le pietre bianche con le antiche misure padovane, riferimento per impedire che i venditori imbrogliassero i clienti.
Piazza delle
Erbe e Mercato
Anche detta, in passato, Piazza
delle Biade, Piazza del Vino e Piazza della Giustizia, Piazza delle Erbe
è una delle molte piazze del delizioso centro storico di Padova, insieme alla
vicina Piazza della Frutta il cuore commerciale della città. Ancora oggi
nelle due piazze si tiene un grande mercato, da vedere assolutamente se vi
trovate a Padova fra il lunedì e il sabato. Una curiosità: il tratto di
portico che collega Piazza delle Erbe con Piazza dei Frutti è detto Volto
della Corda. Qui venivano puniti i commercianti padovani che imbrogliavano:
venivano legati con una corda con i polsi dietro la schiena, sollevati fino a
3-4 metri e lasciati cadere. Non si fa più, ma nel dubbio non fate i furbi.
Piazza dei
Signori e Torre dell’Orologio
Passeggiando per la centralissima Piazza
dei Signori, fra le eleganti quinte di case storiche padovane e palazzi,
alzate gli occhi per leggere l’ora sulla Torre dell’Orologio. E non solo
l’ora: l’orologio segna anche mese, giorno e fase della luna… e persino il
luogo astrologico! Cercate il vostro segno zodiacale sul quadrante:
purtroppo, se siete della Bilancia, il segno della giustizia, resterete delusi.
Secondo la leggenda, quel segno manca per una ripicca del costruttore, che
voleva protestare per esser stato pagato meno del pattuito!
Palazzo
della Ragione a Padova
Se poi ci prendete
gusto, Padova ha abbondanza di cose da vedere da riempire un intero weekend, e
oltre. Ad esempio, il Palazzo
della Ragione, in pieno centro su Piazza delle Erbe. La forma
ricorda quella di una nave rovesciata: risale al XIII secolo, e ospitava i
tribunali cittadini di Padova. L’interno è decorato con un ciclo di affreschi a
tema astrologico, da poco restaurati, e vale una visita. Ospita anche il grande
Cavallo di legno
(noto come Cavallo di Donatello, anche se l’attribuzione allo scultore è stata
smentita), uno dei simboli della città di Padova.
Su Piazza delle Erbe affaccia il
più imponente palazzo nonché simbolo di Padova: è Palazzo della Ragione
(1208 circa) nei secoli sede del Tribunale, da cui prende il nome. I padovani
lo chiamano anche “Il salone” perché il primo piano è in realtà un unico
ambiente a forma di salone, per molti secoli il più grande del mondo, a cui si
accede dalla “Scala delle Erbe” in Piazza delle Erbe.


L’interno del palazzo è
stupefacente: un unico ambiente lungo 80 metri e
largo 27, completamente affrescato. Doveva essere ancora più bello quando
c’erano gli affreschi di Giotto, distrutti durante l’incendio del 1420. Il
ciclo pittorico all’interno del palazzo è uno dei più grandi al mondo: si
susseguono motivi zodiacali, astrologici, religiosi, animali, che simboleggiano
le attività della città, nei diversi periodi dell’anno e l’intervento dei
giudici del palazzo per derimere le questioni. Nel Salone è conservata la “Pietra
del Vituperio“, un blocco di porfido nero di su cui i debitori
insolventi erano obbligati a spogliarsi e battere per tre volte le natiche
prima di essere costretti a lasciare la città. Questa pratica ha dato origine
all’espressione restar in braghe de tea. Davanti al Salone (accanto
al Palazzo Comunale) c’è il “Palazzo delle Debite“, adibito a prigione a
cui si accedeva direttamente dal Palazzo della Ragione con un passaggio ormai
distrutto.
È una piazza? È un
prato? È il Prato della Valle,
la più grande piazza di Padova e – in realtà – una delle più grandi piazze d’Europa (più grande
c’è solo la Piazza Rossa di Mosca!). Il Prato della
Valle è uno dei simboli della città di Padova, con la sua caratteristica forma
ellittica: al centro si trova un’area verde – chiamata Isola Memmia, dal nome del
podestà che commissionò i lavori di rifacimento del 1775, che ha dato alla
piazza l’aspetto attuale. Intorno, un canale
pieno d’acqua e 78
statue che osservano i turisti che passeggiano e i padovani che prendono il sole sul prato.
Passate a rendere omaggio al podestà Memmio, alla statua numero 44.
I padovani sono fieri della
grandezza di Prato della Valle (88620 mq), una piazza che per estensione totale
è seconda solo alla Piazza Rossa di Mosca. Per comprendere quanto
effettivamente sia grande, basta pensare che è formata da un’isola centrale,
completamente verde, chiamata Isola Memmia in onore del podestà che
commissionò i lavori.
Prato della Valle a Padova
Intorno all’isola c’è una canale di
circa 1,5 km di circonferenza, circondato da una doppia fila di statue numerate
(78) di personaggi famosi del passato. Per raggiungere l’isola centrale ci
sono 4 viali incrociati con relativi ponti sul canale. Prato della Valle
sorge in un luogo da sempre fulcro della vita di Padova: qui c’era un grande
teatro romano e un circo per le corse dei cavalli. Qui furono martirizzati
due dei quattro patroni della città, Santa Giustina e San Daniele. Nel
Medioevo si svolgevano fiere, giostre e feste pubbliche. Oggi in Prato
della Valle turisti e padovani passeggiano, vanno in bici, prendono il sole
d’estate o fanno tardi la sera. Dopo anni di abbandono, la Piazza ha finalmente
ripreso la sua centralità nella vita di Padova.
Duomo e
Battistero di Padova
7
La Basilica di Sant’Antonio prende
gran parte dell’attenzione dei turisti che si recano a Padova, mettendo in
secondo piano il Duomo e il Battistero. Il Duomo, dedicato a Santa Maria
Assunta, fu costruito a partire dal 1522 su progetto di Michelangelo Buonarroti.
La facciata su cui si aprono i tre
portali è incompleta mentre l’interno è ampio e armonioso anche se di non
particolare originalità. Molto più bello è il Battistero adiacente al
Duomo con un ciclo di affreschi considerato il capolavoro di Giusto de’
Menabuoi. Appena si alza lo sguardo verso la cupola ci si sente osservati
da centinaia di occhi di angeli e santi e lo sguardo severo del Cristo
Pantocratore al centro della scena. Sulle altre pareti e sui pennacchi sono
rappresentate “Storie della Genesi“, “Profeti ed evangelisti” e
le “Storie di Cristo e del Battista“.
Nessun commento:
Posta un commento